Inside house, dreams come out

Quarantèna s. f. [originariamente, forma veneta per quarantina].
Periodo di segregazione e di osservazione al quale vengono sottoposti persone, animali e cose ritenuti in grado di portare con sé o trattenere i germi di malattie infettive.
Per me in realtà sono stati quarantacinque giorni per l’esattezza. La mia quarantacinquena in un appartamento di 90 metri quadri all’ultimo piano di una palazzina in centro, circondato da asfalto e cemento. “Devi lavorare da casa” mi avevano detto. Che bello! Smartworking anche io, fa figo in sto periodo! È durata una settimana, poi tutti i clienti hanno chiuso e io di conseguenza ho spento il computer. Nessuno sbocco sulla natura per un raggio di 300 metri. Da lì sono partite una raffica di emozioni contrastanti. Per la prima volta nella mia vita sapevo da dove partivo e cosa mi lasciavo alle spalle, so dov’ero in quei giorni, ma non sapevo dov’era l’arrivo né tantomeno come ci arrivavo. Ore passate davanti al pc, videocorsi on line, qualche serie TV. Poi una rinfrescata di colore alle pareti di casa, qualcosa ci si doveva inventare altrimenti si impazziva. Però ho imparato a rallentare, ad osservare ogni minimo dettaglio e ogni piccolo cambiamento che avveniva attorno a me.